Genoa-Juventus 3-1, Simeone doppietta, bianconeri irriconoscibili
Primo tempo orribile della squadra di Allegri, doppietta di Giovanni Simeone e autogol di Alex Sandro. Accorcia Pjanic su punizione. Ci sono anche gli infortuni di Bonucci e Dani Alves
Esiste ancora quella cosa chiamata campionato. Se si può passare al tritacarne la Signora così, ridurla a fette in mezzora appena, allora non tutto è deciso da queste parti. La Juventus va via da Genova con un’umiliazione storica: non mette in dubbio la leadership solida, ma il primo tempo contro il Grifone fa riflettere su cosa accade se si spegne la luce. Non bastasse, i bianconeri rivivono un vecchio incubo, un cognome che torna a risuonare macabro: Simeone. È Giovanni a far ballare Marassi due volte: proprio lui, figlio di Pablo che scucì mezzo scudetto bianconero con la Lazio nel 2000. Dal Cholo al Cholito, nuovo idolo di un Genoa che ritrova la sua magia elettrica nella gara dell’anno. Se sedici anni fa il babbo Simeone portò i biancocelesti secondi a tre della Juve, stavolta il figliolo aiuta Milan (e forse la Roma) ad avvicinarsi a 4. Allegri spera solo che il film abbia un finale diverso.
A inizio gara Max spiazza tutti e non solo perché l’atteso messia si siede in panchina: Higuain non viene rischiato, ma stupisce il leggerissimo sbilanciamento a destra. Tutti i laterali in rosa in campo per la prima volta dall’inizio: Lichtsteiner è l’unico a stare dove dovrebbe, esterno largo del 3-5-2, ma Dani Alves marcatore basso e Cuadrado seconda punta che parte da sinistra sono completamente fuori dai radar. Ma che siano in buona compagnia è chiaro all’alba. Al 3’ una leggerezza di Bonucci regala campo a Rigoni: tiro ribattuto, Buffon mette il vestito da Superman, ma dopo tre volte pure i supereroi capitolano. Il tap-in del Cholito apre la prima crepa, la voragine si allarga dieci minuti dopo quando Lazovic salta un distrattissimo Alex Sandro e mette la palla giusta sulla testa del figlio di Pablo. Poi, prima della mezzora, il disastro è completo: corner di Lazovic, sponda di Burdisso, tocco di Rigoni e Alex Sandro finisce per buttarla dentro nel tentativo disperato di salvare. Una Caporetto mai vista da più di un decennio. Certo, questo Genoa è da lacrime agli occhi per i suoi tifosi: il ritmo è vertiginoso, le fasce arrembanti e Rigoni-Ocampos imprendibili e generosi. La Juve ferita non vince mezzo contrasto: non una cosa abituale.
A complicare le cose, la coscia sinistra di Bonucci, che obbliga Allegri nel primo tempo a spendere un cambio prematuro (dentro Rugani) e un rigore non dato su Mandzukic. In fondo, però, resta l’incapacità bianconera di uscire dall’apnea. E Allegri mette troppo tempo per rimettere ordine al caos iniziale: Dani al livello dei centrocampisti e Pjanic dietro le due punte in un abbozzo di 4-3-1-2 aiutano la squadra pallida a ritrovare un po’ di colorito. Ma non abbastanza per svegliarsi dall’incubo. Solo dopo un quarto d’ora del secondo tempo, entra anche il Pipita al posto di Licht per provare a salvare la truppa dal naufragio: la Juve gioca con un po’ più di ordine, si espone al contropiede ma la notte è troppo fonda. Visto che anche Alves si fa male e e i cambi sono finiti, ai bianconeri in 10 servirebbe un miracolo. O un colpo di genio: quello di Pjanic su punizione arriva troppo tardi, all’82’. In fondo, ciò che servirebbe si chiama semplicemente Juventus: per la gioia di chi insegue per una volta non si è mossa da Vinovo.
E adesso le pagelle dei singoli giocatori della Juventus date da eurosport.it:
Gianluigi Buffon 6,5: Una certezza, anche in
giornata come queste. Prima di fargli un gol gli devono tirare 3 volte
(l’1-0 di Simeone) e nella ripresa salva ancora un Cholito per evitare
l’umiliazione del 4-0.
Dani Alves 4,5: Malissimo. Allegri lo prova nella
difesa a 3, poi lo risposta alto, poi lo mette interno di centrocampo.
Gli manca solo di provare prima punta e portiere, e poi le ha più o meno
girate tutti. La verità però è che Dani Alves fatica a difendere – come
sempre fatto del resto in carriera – e al momento non è per nulla
brillante dal punto di vista fisico. Se poi Allegri fa confusione, non
può venirne fuori nulla di buono.
Leonardo Bonucci 4,5: E’ il simbolo della Juve, nel bene e nel male. A Siviglia aveva levato le castagne dal fuoco, oggi a Genova è l’immagine perfetta
di una Juve con evidenti problemi dal punto di vista fisico –
l’ennesimo infortunio muscolare della squadra – e senza testa: il tacco
che mette in porta Rigoni per il primo gol di Simeone l’esempio di una
superficialità complessiva nella valutazione del momento. Dal 34’ Daniele Rugani 6: Entra che la frittata è già fatta. Gioca un match onesto in una ripresa decisamente meno traumatica.
Medhi Benatia 4,5: Buchi – il 2-0 di Simeone –,
letture sbagliate e impostazioni regalate agli avversari. Nella
giornataccia della Juve protagonista in negativo è anche il marocchino.
Stephan Lichtsteiner 5: Male anche lui. Il periodo
d’esilio in panca non ha fatto bene allo svizzero che in questa
stagione non ha mai trovato né continuità né attenzione né passo. E
quando lo ributtano dentro non fa nulla per far cambiare idea. Dal 53’ Gonzalo Higuain 6: Entra con la voglia di spaccare tutto e di prendersi sulle spalle la Juve, ma si accorge presto che oggi non è cosa.
Sami Khedira 5: Anonimato più totale. Il Genoa è
dominante in mezzo al campo e Khedira è preso dentro in ogni dove,
sottolineando anche come la Juventus manchi totalmente dal punto di
vista fisico. Dal 71’ Stefano Sturaro 6: Entra per rincorrete tutti e dare qualche calcione nel finale. Un segnale più che alto…
Hernanes 5: Lento. Lento, lento e ancora lento. E nel Genoa che oggi volava, appare ancor di più come un’immagine in slow-motion.
Miralem Pjanic 6: Si salva per due ragioni: nei
suoi limiti fisici è comunque l’unico a provare a inventare qualcosa, a
svariare, a cercare una posizione e una giocata. E poi, naturalmente,
calcia da fermo come nessuno in Serie A. Lo ribadiamo anche a questo
giro: in una squadra con degli automatismi funzionerebbe alla grande. La
Juve però oggi non ne aveva.
Alex Sandro 5: Oggi male anche lui, una delle poche certezze. In fase difensiva è infatti spesso ridicolizzato da un Lazovis scatenato.
Juan Cuadrado 5,5: Vale un po’ il concetto di Dani
Alves. La confusione di Allegri si rispecchia nell’immagine di un
Cuadrado a cui chiedono 36 ruoli: seconda punta, poi esterno, poi a
tratti mezz’ala, poi di nuovo esterno. E via così, senza capirci niente.
Mario Mandzukic 5,5: La lotta c’è, le spallate e
le botte pure… ma anche un paio di occasioni mangiate nel secondo tempo.
Di cui una abbastanza clamorosa a tempo scaduto. Che non avrebbe
cambiato nulla, ma che è sintomo della giornata no anche del bomber
croato.